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Criteri applicativi

Le operazioni di computo tabellare seguono le regole giurisprudenziali sulla c.d. aestimatio riportando alla data del sinistro i valori attuali delle tabelle (in base agli indici ISTAT); infatti, l’obbligo di risarcimento del danno è debito di valore ed occorre, pertanto, riportare tutte le singole voci di danno ad un momento unitario (la data del sinistro) dal quale far decorrere la rivalutazione e gli interessi, sino alla data della liquidazione (c.d. taxatio).

Nella prassi operativa molti giudici si limitano a quantificare approssimativamente l’importo globale del danno con riferimento ai valori della moneta al momento della pronuncia, comprendendo quindi in detto importo anche la rivalutazione monetaria; altri magistrati preferiscono indicare l’importo del danno con riferimento alla data in cui esso è sorto, condannando a pagare genericamente la rivalutazione, senza, però, calcolarla.

ReMida consente un calcolo molto più analitico e preciso: considera che gli importi di alcune voci di danno – come quelli determinati sulla base delle tabelle di ciascun Tribunale – sono espressi al valore risultante dalla tabella (e quindi, sostanzialmente, al valore della moneta al momento della liquidazione), mentre altri danni - come i danni alle cose o le spese mediche – sono normalmente individuati secondo i valori della moneta al momento del singolo danno o esborso.

Per ciascuna voce, se la tabella prescelta ha una data posteriore all’evento dannoso, il programma attua una devalutazione dei valori tabellari alla data del sinistro; se la tabella è, invece, antecedente alla data in cui è avvenuto il sinistro le relative voci vengono “rivalutate”. Si realizza in tal modo la aestimatio, ovverossia la quantificazione dei valori monetari al momento del sinistro.

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